Oggi su La Repubblica, Antonio Dipollina scrive di ‘Cecchi Gori – Una famiglia italiana’.

Oggi su La Repubblica, Antonio Dipollina scrive di ‘Cecchi Gori – Una famiglia italiana’.
Intervista a Anya Taylor-Joy
di Marco Spagnoli
@marco_spagnoli
Quattro anni fa in occasione dell’uscita di Split di M.Night Shyamalan ho intervistato Anya Taylor-Joy la superlativa protagonista de La regina degli scacchi prodotto da Netflix.
Rileggendola oggi si capiscono già molte cose di un’attrice dal talento immenso inserita in una storia potente e travolgente.
“Quando ho letto la sceneggiatura mi era stata già offerta la parte. Ovviamente non puoi dire che sì a M.Night Shyamalan. Poi, però, quando mi sono davvero messa a studiare il copione, sono rimasta senza parole per la sua capacità di sciogliere tutti i fili alla fine del racconto.” dice l’attrice Anya Taylor-Joy.
Il successo internazionale di Split si deve, ovviamente, anche a lei. Una giovane attrice perfetta nel ruolo della prigioniera di un enigmatico uomo dalle personalità multiple che ha conquistato il Box Office in Italia e negli USA, riportando il regista M.Night Shyamalan al successo del passato ottenuto con titoli come Il Sesto Senso, Unbreakable e The Village.
Anya, di madre anglo spagnola e di padre scozzese – argentino è l’ultima di sei figli. Cresciuta tra Miami e l’Argentina, nel 2017, la Taylor-Loy apparirà in Thoroughbred, la storia di un’ amicizia burrascosa tra due adolescenti di periferia, che vede protagonisti anche Olivia Cooke ed il compianto Anton Yelchin. Recentemente è apparsa in Barry di Vikram Gandhi, al fianco di Devon Terrell, presentato in anteprima al Toronto International Film Festival. Ispirato a fatti realmente accaduti, Barry esplora il momento in cui un giovane Barack Obama, studente del college in una nuova città, cerca di trovare la sua strada, consolidando un rapporto con una compagna (interpretata dalla Taylor-Joy), interrogandosi su temi come razza, cultura ed identità. Ha da poco completato le riprese del thriller psicologico Marrowbone, il debutto alla regia di Sergio G. Sanchez, che narra la storia di quattro fratelli che, paura di essere separati dopo la morte della madre, si nascondono nella loro fattoria abbandonata, le cui vecchie mura nascondono un segreto terribile. Recitano nel film anche Mia Goth, George Mackay e Charlie Heaton.
Nel 2016, la Taylor-Joy ha ritratto il personaggio del titolo in Morgan di Luke Scott, un thriller fantascientifico prodotto da Ridley Scott interpretato anche da Kate Mara, Paul Giamatti, Toby Jones e Boyd Holbrook.
In Split il suo personaggio stabilisce immediatamente un’empatia con il pubblico…
Sì, perché per me sia lei che tutte le persone che la circondano sono ‘reali’. Esseri umani che potremmo tutti incontrare e quindi per me era importante che il pubblico si sentisse immediatamente coinvolto. Volevo che gli spettatori amassero Casey, perché anche io la amo a dispetto del fatto che – inizialmente – possa risultare un po’ fredda per i motivi che, però, saranno rivelati nel corso del film.
Possiamo considerare quella di Casey, per quanto anomala ed estrema, una sorta di ‘educazione sentimentale’?
L’idea che qualcosa del genere possa accadere è orribile, ma è proprio questo elemento a rendere affascinante una ragazza che decide, a tutti i costi, di salvarsi da sola senza aspettare di essere salvata da qualcuno. E’ una superstite che vuole sopravvivere a tutti i costi anche questa volta. E’ finita in trappola e anche se proviene da una gabbia, vuole salvarsi.
E’ un messaggio anche rispetto alla violenza sulle donne?
E’ vero, la nostra è un’epoca di donne forti che devono reagire contro qualsiasi forma di violenza. E’ un film in linea con un tempo in cui le donne sanno di dovere e potere fare da sole.
Quale qualità ammira di Casey?
Ammiro la sua intelligenza: adoro la sua capacità di capire quello che avviene in una stanza e quali equilibri di potere si stanno manifestando. Io, a differenza di lei, sono molto impulsiva.
C’è anche qualcosa de ‘La bella e la bestia’?
Mentre le corazze di entrambi: vittima e carnefice vengono giù, qualcosa di differente emerge e li avvicina. Certo restano molto diversi, ma è proprio quando lei, anziché diventare ‘invisibile’ si mostra davvero, ecco che la sua bellezza interiore brilla e cambia le cose. Casey ha un istinto di sopravvivenza molto sviluppato e la sua vulnerabilità e parte della sua forza e della sua voglia di vivere. E’ una ragazza molto complessa.
Lei è giovanissima: quale attrice vuole diventare?
Vivo con grande intensità il mio lavoro e nutro sin da piccola una grande passione per la recitazione: spero soltanto di avere la possibilità di continuare a recitare in progetti così importanti e coinvolgenti.
“IL SEGNO DELLE DONNE”:
RACHELE FERRARIO “INTERVISTA” VERA VERGANI,
INTERPRETATA DA MATILDE GIOLI
La prima attrice di D’Annunzio e Pirandello che ha rotto gli schemi della recitazione femminile rivive
nella docu-fiction che racconta la vita straordinaria di sei donne che hanno cambiato il nostro Paese
Martedì 20 ottobre alle 21.10 su Rai Storia, Vera Vergani, l’interprete più amata dal pubblico degli anni ‘20,rivive con l’interpretazionedi Matilde Gioli nella terza puntata de “Il Segno delle Donne”, docu-fiction storica coprodotta da Rai Storia – Anele che, attraverso le intervistate dalla storica e critica d’arte Rachele Ferrario, racconta sei donne italiane che nel Novecento hanno lasciato un segno profondo nella storia culturale, politica e sociale del nostro Paese.
Matilde Gioli farà rivivere il carattere e la personalità di una delle attrici teatrali e cinematografiche più importanti del suo tempo e che si è distinta per una recitazione semplice e spontanea, rispondendo alle domande di Rachele Ferrario sempre con parole realmente usate in lettere, diari, colloqui con giornalisti e discorsi pubblici portati alla luce dagli autori, con la consulenza della storica Silvia Salvatici.
Per ripercorrere le tappe della sua vita e della sua carriera, anche immagini inedite provenienti dagli archivi di famiglia, filmati di repertorio e testimoni illustri, come lo storico del teatro Guido Di Palma, il regista e genero di Vera Vergani Giuliano Montaldo, la costumista e nipote dell’attrice Elisabetta Montaldo, la produttrice e sceneggiatrice, nonché figlia dell’artista, Vera Pescarolo e la studiosa Barbara Biffoli.
Vera Vergani debutta nel 1905 a soli 10 anni sul palcoscenico di un teatro a Cividale del Friuli, in una rappresentazione di Così va il mondo bimba mia di Giacinto Gallina. Vera cresce tra gli artisti che frequentavano la casa della sua famiglia, i Podrecca, tra cui il capocomico Ferruccio Benini che, nel 1912, propone alla diciassettenne Vera Vergani di entrare a far parte della sua compagnia. Il suo talento della la porterà in seguito a recitare per le compagnie di Ruggero Talli dal 1914 e di Dario Niccodemi dal 1920. Il sodalizio artistico con quest’ultimo le porta innumerevoli successi: diventa l’attrice di Pirandello e di D’Annunzio, viene amata e apprezzata, oltre che dal pubblico, anche da Eleonora Duse, Piero Gobetti e Antonio Gramsci. Vera, donna coraggiosa, libera e anticonvenzionale, durante una traversata oceanica si innamora di Leonardo Pescarolo, comandante del transatlantico su cui viaggia, e decide di lasciare per sempre il teatro per dedicarsi alla famiglia. È ancora bella e all’apice del successo quando, il 13 gennaio del 1930, dal palcoscenico del Teatro Manzoni di Milano, decide di salutare il suo pubblico per l’ultima volta.
Dopo Margherita Sarfatti interpretata da Sonia Bergamasco, Ondina Valla da Eleonora Giovanardi e Vera Vergani da Matilde Gioli, la serie, in 6 puntate da 50 minuti ciascuna, ogni martedì alle 21.10 su Rai Storia, prosegue successivamente con Adele Faccio con il volto di Monica Nappo, Chiara Lubich con quello di Anita Zagaria e Lalla Romano con quello di Pamela Villoresi.Rai Cultura presenta Il Segno delle Donne, una co-produzione Anele e Rai Storia, realizzata da Anele. Prodotta da Gloria Giorgianni. Soggetto di Gloria Giorgianni, Massimo Favìa e Andrea Martelli. Testi di Mariangela Barbanente, Laura Bernaschi e Dario Sardelli con la collaborazione di Rachele Ferrario, Andrea Martelli, Marco Spagnoli, Daniele Pini. Consulenza storica di Silvia Salvatici. Regia di Marco Spagnoli (Adele Faccio, Ondina Valla, Vera Vergani) e Andrea Martelli (Chiara Lubich, Lalla Romano, Margherita Sarfatti
Sei donne italiane vissute a cavallo tra ‘800 e ‘900 che hanno lasciato un segno profondo nella storia culturale, politica e sociale del nostro Paese: Margherita Sarfatti, Ondina Valla, Adele Faccio, Vera Vergani, Chiara Lubich e Lalla Romano. Personalità e storie che, tra vita pubblica e privata, rivivono in “Il Segno delle Donne”, una coproduzione originale Rai Storia – Anele, che Rai Cultura propone da martedì 6 ottobre alle 21.10 su Rai Storia. Una serie docu-fiction che fa riemergere i caratteri e le personalità delle sei protagoniste attraverso i “faccia a faccia” tra la storica e critica d’arte Rachele Ferrario e sei attrici che danno loro voce e volto: Sonia Bergamasco, Eleonora Giovanardi, Monica Nappo, Matilde Gioli, Anita Zagaria, Pamela Villoresi.
Nella prima puntata Sonia Bergamasco impersona Margherita Sarfatti, primo critico d’arte donna in Europa, scrittrice e giornalista legata sentimentalmente a Mussolini, mentre Eleonora Giovanardi nel ruolo di Ondina Valla, prima donna italiana a vincere una medaglia d’oro alle Olimpiadi, a Berlino nel 1936. Monica Nappo, invece, veste i panni di Adele Faccio, attivista politica impegnata sul fronte dei diritti delle donne e nella battaglia per la legge sull’aborto; e Matilde Gioli è l’attrice teatrale e cinematografica Vera Vergani, tra le più importanti del suo tempo, che si è distinta per la sua recitazione semplice e spontanea. E ancora, Anita Zagaria è Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari; e Pamela Villoresi dà il volto a Lalla Romano, tra le figure più significative del Novecento letterario italiano.
Le interviste sono realizzate mettendo in scena parole realmente usate dalle protagoniste, accuratamente selezionate e storicamente verificate, grazie all’uso di fonti dirette come lettere, diari, colloqui con giornalisti e discorsi pubblici, portati alla luce dagli autori, con la consulenza della storica Silvia Salvatici. Rafforzano il racconto immagini inedite provenienti dagli archivi di famiglia, filmati di repertorio e testimonianze illustri, tra cui Romano Prodi, Emma Bonino, Francesco Rutelli, Maria Voce, Gianfranco Spadaccia, Martina Corgnati, Lorena Bianchetti, Giuliano Montaldo, Vera Pescarolo, Fiammetta Scimonelli, Paola Pigni, Andrea Buongiovanni e molte altre. Nella prima puntata, intervengono Magalì Sarfatti Larson, nipote di Margherita Sarfatti; Francesca Barbi Marinetti, critico d’arte e nipote di Filippo Tommaso Marinetti; Gabriella Belli, storica dell’arte; Stefano Folli, giornalista; Monica Cioli, storica; Ippolita Gaetani, nipote di Margherita Sarfatti; Emilio Gentile, storico.
“Il Segno delle Donne” è, una co-produzione Anele e Rai Storia, realizzata da Anele e prodotta da Gloria Giorgianni. Soggetto di Gloria Giorgianni, Massimo Favìa e Andrea Martelli. Testi di Mariangela Barbanente, Laura Bernaschi e Dario Sardelli con la collaborazione di Rachele Ferrario, Andrea Martelli, Marco Spagnoli, Daniele Pini. Consulenza storica di Silvia Salvatici. Regia di Marco Spagnoli (Adele Faccio, Ondina Valla, Vera Vergani) e Andrea Martelli (Chiara Lubich, Lalla Romano, Margherita Sarfatti).
Intervista di Al-Jazeera per parlare di Venezia 2020
Cinecittà Babilonia: Sesso, Droga e Camicie Nere su SKY
Cecchi Gori – Una famiglia italiana è il film, scritto e diretto da Simone Isola e Marco Spagnoli, presentato in prima mondiale alla Festa del Cinema di Roma e in uscita dal 14 luglio in PRIMA VISIONE ON DEMAND sulle principali piattaforme, CG Digital, Apple Tv, Google Play, Chili e Rakuten, che racconta l’irripetibile avventura di una famiglia di produttori, Mario Cecchi Gori, e suo figlio Vittorio, in grado per sei decenni di regalare al nostro cinema molti dei suoi più grandi successi di pubblico e di critica, in Italia e all’estero. Una factory capace di creare fenomeni di divismo entrati nell’immaginario collettivo, e forse a incidere positivamente nelle vite di un Paese. Una storia ineguagliata nel nostro cinema, che si può sintetizzare con un numero: 4 premi Oscar.
A raccontare questa storia è Vittorio Cecchi Gori, protagonista a sua volta di una storia-nella-storia, appassionata, drammatica e avventurosa come un film. Dalle sue parole di uomo che ha conosciuto la gloria e la polvere, e un presente di resistente dignità, gli spettatori hanno in regalo non solo la visione di titoli che li hanno accompagnati per mezzo secolo, e ancora oggi. Ma anche un’epica privata che racconta molto dell’Italia, della sua storia, politica, potere, e umanità.
In Cecchi Gori – Una famiglia italiana, si trova il racconto di un grandissimo sogno, una ineguagliabile lezione su cosa è il cinema, e un pezzo delle vite di tutti, noi spettatori.
Prodotto da Giuseppe Lepore per Bielle Re, e distribuito da Istituto Luce-Cinecittà, Cecchi Gori – Una famiglia italiana vede le preziose testimonianze di un cast stellare, amici rimasti vicini nonostante tutto a Vittorio Cecchi Gori: dai vincitori dell’Oscar Roberto Benigni e Giuseppe Tornatore, ai campioni di incassi Leonardo Pieraccioni e Carlo Verdone, agli amici Lino Banfi, Rocco Papaleo e Marco Risi. Nonché ai grandi allenatori e campioni della Fiorentina, passione di famiglia, Giancarlo Antognoni, Claudio Ranieri e Roberto Mancini, attuale CT della Nazionale di Calcio italiana.
SINOSSI
È proprio il produttore Vittorio Cecchi Gori in prima persona a raccontarsi nel docufilm di Simone Isola e Marco Spagnoli, ripercorrendo la nascita e l’ascesa del più grande gruppo di produzione e distribuzione cinematografica italiano di tutti i tempi, con oltre 300 successi prodotti e ben oltre 1.000 distribuiti in 50 anni di continua crescita con “Silence”, il film di Martin Scorsese uscito nel 2016, ultimo film che ha visto Vittorio Cecchi Gori nella compagine produttiva.
“CECCHI GORI – Una famiglia italiana” è la storia di padri e figli, intellettuali appassionati, uomini talora deboli dinanzi alle tante donne delle loro vite, ma – nota il regista Marco Spagnoli – è anche il racconto di una bottega rinascimentale diventata industria con l’ambizione di trasformarsi in qualcos’altro ancora”.
CECCHI GORI
UNA FAMIGLIA ITALIANA
Regia Simone Isola, Marco Spagnoli
Fotografia Mauro John Capece
Montaggio Jacopo Reale
Musiche originali Max Di Carlo
Audio Arianna De Luca
Durata 100’
Prodotto da Giuseppe Lepore
Con l’amichevole partecipazione di Giancarlo Antognoni, Lino Banfi, Roberto Benigni, Mariagrazia Buccella, Osvaldo De Micheli, Roberto Mancini, Valeria Marini, Rocco Papaleo, Leonardo Pieraccioni, Tonino Pinto, Claudio Ranieri, Marco Risi, Giuseppe Tornatore, Carlo Verdone
Una produzione Bielle Re
Una distribuzione Istituto Luce-Cinecittà