Marco Spagnoli

I intend to live forever. Or die trying...Groucho Marx

La Stampa del 18 agosto 2011

E Hollywood scoprì l’Europa…

Marilyn Monroe sbarca a Londra nei primissimi Anni Sessanta

A Venezia Marco Spagnoli
racconta il rapporto tra
il nostro cinema e gli Usa
Un viaggio negli archivi
della Nbc Universal,
tra materiali rari e footage inediti

FULVIA CAPRARA

L’ America scopriva l’Europa e Hollywood, con un misto curioso di interesse e soggezione, scopriva il cinema italiano, francese, spagnolo. Sembra fantascienza. Documentaristi Usa che descrivono la dura vita delle comparse nostrane sul set di Ben Hur, giornalisti che annaspano cercando di decifrare l’estro felliniano, telecronisti stregati dalla bellezza esplosiva di Claudia Cardinale e Brigitte Bardot, fianco a fianco sul set delle Pistolere di Christian Jaque. Oggi l’arrivo di una troupe americana nella capitale è salutato come evento rarissimo e insperata fortuna, ieri il nostro cinema, i nostri attori, le nostre invenzioni venivano analizzati con attenta partecipazione. Avevamo, insieme con gli altri paesi del vecchio Continente, il cinema in mano.

Poi è successo che siamo stati colonizzati. Se non fosse per questo lieve sentimento di sconfitta e nostalgia,Hollywood invasion, il documentario di Marco Spagnoli in anteprima mondiale il 2 settembre al Lido, evento speciale nella sezione Controcampo italiano, sarebbe un inno alla gioia del grande schermo, a quel momento magico in cui l’evoluzione dell’arte e quella della storia sono andate di pari passo, dando i frutti migliori.

Tra questi, sicuramente Sofia Loren, che, in uno dei momenti più felici del film (60 minuti di immagini spesso rarissime), prende lezioni di twist, ballando con un bicchiere in bilico sulla testa, e Brigitte Bardot che spiega di non essere un’attrice ma solo una «hippie girl», e Yves Montand che parla di impegno politico, e Dino de Laurentiis che racconta come il kolossal King Kong «non sia un film dell’orrore, ma una grande storia amore». Talenti made in Europa. Come Federico Fellini ritratto mentre spiega, recitandola, una sequenza del Casanova , e come Sergio Leone che inventa gli «spaghetti western» e trasforma uno sconosciuto Clint Eastwood in un divo che regala autografi in via Veneto.

Il cronista statunitense spiega vagamente incredulo: «Nei film italiani il West è rappresentato come un luogo pieno di brutalità e non di eroi, come siamo abituato a vederlo». Il successo è legato a questa visione insolita e gli italiani sono convinti di potercela fare, commenta il giornalista, perchè forse «i loro western sono più adatti ai nostri tempi». Tempi infuocati, di grandi battaglie sociali che irrompono sul grande schermo con Marlon Brando che parla di diritti civili, ma anche con Grace Kelly che, sul tema dell’emancipazione femminile, regala, durante un’intervista a Monaco, nel 1966, uno sguardo di rassegnata tristezza: «I mariti in Europa sono i veri capi della famiglia, mentre la moglie americana dice quello che pensa e questo li sciocca…».

In Italia il divorzio è una realtà ancora lontana, gli americani parlano del caso di Mina e del figlio avuto da Corrado Pani, riportato con grandi titoli sui nostri giornali. I cambiamenti però sono nell’aria, potenti come il discorso tenuto da John Kennedy nella visita in una Napoli colorata e imbandierata, accolto dal presidente Segni. E’ l’ultima volta che viene in Europa, quattro mesi dopo, a Dallas, sarà messo a tacere per sempre.

Narrato dalla voce di Maria Pia Di Meo, storica doppiatrice italiana di attrici come Meryl Streep, Jane Seymour e Barbra Streisand, accompagnato dalle musiche originali di Pivio e Aldo De Scalzi, Hollywood Invasion è il risultato di un lungo viaggio negli archivi della NBC Universal, tra materiali rarissimi e footage inediti: «Lo sguardo degli americani su di noi italiani ed europei – dice Spagnoli – era non solo molto interessante, ma decisamente singolare per la sua accuratezza e intelligenza, rispetto a quanto vediamo oggi, negli stereotipi di certe attuali produzioni hollywoodiane».

A quei tempi, racconta il film che, dopo l’anteprima veneziana andrà in onda in prima tv su Studio Universal mercoledì 21 settembre, il terreno di scontro erano i due Festival di Venezia e di Cannes, appuntamenti europei dove l’arte si mescolava con il glamour, e dove le star americane arrivavano pronte a misurarsi con quelle di un mondo nuovo e ricco di sorprese.

Il clima era diverso, lontano dalle passerelle promozionali e un po’ ingessate con cui oggi vengono presentati ai festival i blockbuster Usa pronti per l’assalto dei botteghini del mondo. C’era l’allegria, il fermento, la gioia degli incontri. C’erano tutti, Jack Lemmon, Bette Davis, Rex Harrison, Charlie Chaplin, Raquel Welch. E c’era Fellini che dice di voler lavoare fino a 200 anni, e c’era Groucho Marx che racconta di quella signora che una volta lo fermò per strada e, mettendogli una mano sulla spalla, gli disse: «Per favore, lei non muoia».

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